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Monumento ai Morti per la Patria

Tra le più note creazioni di Luigi Borro si annovera il monumento dedicato ai "Morti per la Patria", innalzato a Treviso in Piazza Indipendenza nel 1875, neppure dieci anni dopo il Plebiscito del 1866, che aveva decretato l'annessione del Veneto al Regno d'Italia.
Ed è appunto l'allegoria dell'Italia, che i cittadini chiamano familiarmente 'Teresona', a dominare la composizione; essa appare personificata, secondo la tradizionale iconografia, con una corona di mura e torri merlate, elemento desunto dall'arte classica, sul capo cinto da un serto d'ulivo. Indossa una lunga veste sottile, e un manto che si avvolge intorno alla figura in più pesanti e corposi panneggi; con la mano destra sorregge l'asta del tricolore ammainato, nella sinistra reca una corona d'alloro a foglie embricate. Con il piede sinistro calpesta una robusta catena spezzata, chiara metafora del vincolo di sottomissione all'Austria definitivamente infranto; accanto al piede destro è posata una cornucopia dalla quale fuoriescono frutti d'ogni genere, a simboleggiare l'abbondanza e la prosperità. La colossale statua si eleva su un'alta base cilindrica, decorata da motivi di origine antica, come la ghirlanda di foglie di quercia che ne segna il coronamento; il tutto su un podio a gradoni, di forma quadrata, collocato al centro della piazza.

 

Luigi Borro, Monumento ai Morti per la Patria. Treviso, Piazza Indipendenza

Luigi Borro, Monumento ai Morti per la Patria. Treviso, Piazza Indipendenza
(foto Provincia di Treviso, U.O. Programmazione Turistica)

Al di là degli evidenti richiami, necessari e dovuti, nella particolare circostanza, a temi ben diffusi nella propaganda celebrativa risorgimentale, il monumento, di cui è possibile ricostruire la vicenda progettuale grazie a disegni del fondo storico della Biblioteca Civica, testimonia uno degli esiti più alti nella produzione 'pubblica' dell'artista veneto; la scultura si impone con una plasticità di notevole impatto, trovando un suo pur difficile equilibrio tra enfasi retorica e composta gravità della rappresentazione.
Furono queste qualità, unitamente all'elevato livello dell'esecuzione, garantito dall'abile ed esperta mano di Luigi Borro, a far apprezzare particolarmente l'opera, anche nei decenni successivi; significativo a questo proposito il giudizio formulato nel Novecento da un altro, ben più celebre scultore, Arturo Martini, che, a quanto riferisce il critico e intenditore d'arte trevigiano Giuseppe Mazzotti, considerava l'Italia del Borro come "la più bella dell'Ottocento".


Piazza Indipendenza
31100 Treviso